Sin dalla preistoria, la donna ricopriva nella società un ruolo secondario nei confronti dell’uomo. Soltanto nel 1900, le donne presero coscienza della propria posizione e iniziarono a protestare attraverso  manifestazioni grazie alle quali ottennero degli importanti risultati. Tuttavia, al giorno d’oggi, in alcune parti del mondo, il ruolo della donna è rimasto ancora quello precedente agli anni ’60, e molto frequente è il “Femminicidio”, ovvero l’uccisione, per motivi culturali, religiosi o di identità di genere, di milioni di donne. Purtroppo le violenze, sia di tipo fisico che psicologiche, ci sono oggi anche in Italia, dove, soltanto nel 2012,  si sono registrate 124 vittime di femminicidio, il 70% delle quali sono state uccise da uomini con cui avevano una relazione sentimentale. Ma si può definire “umano” un’ uomo che uccide la propria fidanzata solo perché lo ha tradito? La risposta è no, per questo il femminicidio va combattuto attraverso la denuncia di questi fatti da parte delle vittime che non devono avere paura, tutti hanno il diritto di essere liberi, ma non è rimanendo in silenzio e lasciandosi maltrattare che lo si ottiene: bisogna ricordare, imparare dagli errori commessi in passato essere coraggiosi e farsi avanti, senza paura, perché come le donne, attraverso manifestazioni, hanno ottenuto il voto, possono ottenere anche la loro libertà!

Ci piacerebbe dedicare questo 8 marzo 2014, festa della donna, a tutte le vittime di questo “amore” tradito.

Gaia Pigliapoco, Eva Girini