Progetto “Global Schools” .Teachers’ exchange.

“La scuola che mi ha accolto durante lo scambio culturale nel Regno Unito nell’ottobre del 2016, si chiama Pennington School ed ha sede nella campagna circostante la cittadina di Ulverston, nel Lake Disctrict, Cumberland. Ospita una popolazione scolastica di circa duecento alunni divisi in sei classi di livello, dai piccoli di quattro anni ai preadolescenti di 11. La scuola è immersa nella campagna inglese, tra campi verdi punteggiati di greggi e muretti di pietra resi interessanti dal tempo. Si compone di tre edifici separati, il principale di fattura vittoriana, gli altri due più moderni e di più recente costruzione. Un bel giardino recintato li circonda tutti: ci sono l’immancabile playground, le grandi vasche per la coltivazione delle erbe officinali, il prato per correre, un accenno di giovane frutteto piantumato dai genitori, un angolo lasciato incolto per osservare la natura quanto più possibile incontaminata. 20161006_124714Mi colpiscono fortemente due enormi scritte in alluminio che ornano le pareti esterne degli edifici, la prima recita: ” Trumpet of daffodils fizzing like the sun” ( Una trombetta di narcisi che frizza come il sole), la seconda risponde: “You cut the air saying hello” (Si fende l’aria dicendo Hello!). Chiedo. Mi dicono che sono versi di poesie scritte da alunni ormai cresciuti; mi emoziono anche di più, è la poesia che diventa vita reale.

20161006_154623Le aule sono molto spaziose, assurdamente piene di materiali e sussidi e libri e cuscini e computer e lavagne interattive e bacheche con poster colorati: un trionfo di opulenza didattica al confine occidentale del paese che ha appena scelto di uscire dalla U.E. Mi rattristo quando le confronto con il pallore ambrato della mia scuola di frontiera nel centro dell’Italia, del paese che è stato scelto come punto di approdo della più massiccia ondata migratoria degli ultimi decenni. Non è la prima volta che frequento una scuola inglese, ne ho già visitate altre durante la mia carriera di insegnante di lingua, nel regno Unito e in buona parte d’Europa grazie ai progetti Comenius cui ho preso parte. Ogni volta però l’organizzazione degli spazi mi affascina, li vedo come dovrebbero essere in ogni scuola, accoglienti, ricchi di spunti visivi, propositivi, flessibili alle varie necessità educative, strutturati e destrutturati allo stesso tempo, non statici, non ingessati.

La maggior parte dei docenti mi accoglie con gentilezza britannica, parlo la loro lingua e le ascolto, in classe e nella staff room: pubblico e privato, professionalità ed umanità. Noto subito una cosa che avevo già notato in precedenza, apparentemente sono molto più tranquille e rilassate di me e le mie colleghe; si prendono il tempo e ne concedono di libero ai loro alunni. Non percepisco fretta, urgenza, stress da prestazione, anche se so per certo che la valutazione imposta periodicamente a ciascuna scuola genera in tutti inquietudine ed ansia. In fondo è una settimana speciale, c’è la ricorrenza del Ringraziamento da celebrare tutti insieme nella chiesa del villaggio, ci sono da preparare i poster per la festa del fiume, c’è una collega italiana in giro per la scuola che osserva, ascolta e fa domande.

20161006_154635Con Siobhan avevamo concordato che io portassi dall’Italia del materiale che presentasse ai bambini la mia scuola e i miei alunni e così ho fatto. Divisi in due gruppi , i ragazzini della Pennington Primary si sono seduti a terra nella Assembly Room e per qualche minuto sono diventati parte della scuola media Federico II di Jesi. Hanno percorso i corridoi e visitato le aule, scoperto i dieci motivi per cui vale la pena iscriversi da noi secondo i nostri alunni, ma soprattutto sono entrati in contatto con i loro volti e le loro voci. Non dimenticherò la loro generale sorpresa difronte a tanta varia umanità, alle lingue, alle culture, ai mondi interi racchiusi nel nostro microcosmo. La loro e quella dei docenti, increduli di fronte al fatto che molti dei nostri alunni parlano tre, quattro lingue , non perfettamente, d’accordo, ma provano ad ordinarle e con esse gli universi che sottendono. Ho percepito sincero interesse e persino simpatia per una realtà tanto diversa dal verde dei campi e dal blu del cielo e dei laghi di quel pezzetto di Inghilterra senza tempo.”

L’Istituto “Federico II” è inserito nel progetto europeo “Global Schools” del quale l’Italia fa parte insieme ad altri nove paesi dell’Unione. Nello spirito di apertura all’uomo e alla conoscenza che ha caratterizzato l’opera dello “Stupor Mundi”, team docenti della scuola Primaria e Secondaria di primo grado stanno sperimentando in classe UDA che si basano sui valori dell’Educazione alla Cittadinanza Globale ( Global Learning), sul rispetto, sulla valorizzazione delle diffrenze culturali, sull’uso consapevole delle risorse della terra e sulla costruzione condivisa di un futuro possibile.

 Prof.ssa Maria Alessandra Bini