Il giorno 29 maggio 2015 noi ragazzi della 3^ A insieme alla Professoressa Baldi Laura e Dellabella Paola ci siamo recati al fosso Piccitù di Jesi. Il tragitto verso il fosso, che si trova in via XX Luglio, lo abbiamo percorso con il pulmino. Arrivati a destinazione la nostra prima impressione è stata quella di un paesaggio molto incolto e selvaggio, ma allo stesso tempo maestoso per le sue dimensioni e molto misterioso. Il nostro primo step è stato quello di fermarci ad osservare i primi esemplari di piante, che si trovavano esternamente al fosso, e ne abbiamo analizzato le caratteristiche. Ci siamo imbattuti in tre alberi che inizialmente apparivano diversi, ma che in realtà appartenevano alla stessa specie: l’Albero di Giuda. giuda Questa pianta, originaria dell’Asia minore, è stata importata nel nostro paese e le sue caratteristiche sono: l’avere un tronco irregolare che può raggiungere al massimo 10 m. di altezza, le foglie alterne e cuoriformi con nervature palmate, margine liscio e fiori ermafroditi. Ha necessità di ambienti luminosi e caldi, per questo la troviamo principalmente al margine dei boschi. aceroDopo le prime osservazioni abbiamo percorso un piccolo sentiero che ci ha condotti alla pianta dell’Acero Campestre del quale abbiamo osservato le caratteristiche grazie all’App. QR-code reader che, una volta letti i codici dei cartellini presenti nel fosso, faceva apparire le schede botaniche delle rispettive piante. L’Acero Campestre è una pianta comunemente usata per le siepi poiché raramente supera i 10 m. di altezza; le sue foglie sono semplici, palmate, a 5 lobi. I suoi fiori sono unisessuali, ma la particolarità che ha attirato maggiormente la nostra attenzione sono i suoi frutti, chiamati disamare, che hanno una forma allungata, aperta a 180°, che permette loro di essere trasportati dal vento. Man mano che ci inoltravamo sempre di più nella selva, ci siamo accorti che l’aria si era fatta più umida e fresca, che gli insetti erano più numerosi e che nonostante fossimo nel centro di una città, i rumori urbani non si sentivano affatto. La successiva pianta, studiata anche precedentemente a scuola, è stata la Sanguinella. Si tratta di un arbusto cespuglioso, con tronco sinuoso che si ramifica già dal basso. Le sue foglie si presentano con una forma che varia da ovale a ellittica, con nervature longitudinali, caduche e opposte, mentre i fiori sono ermafroditi. In seguito, scendendo sempre più, siamo arrivati dinanzi ad un precipizio che sprofondava di 14 m. in diagonale. Questa profondità così elevata e la larghezza del fosso ci fanno pensare che il fosso sia naturale e non scavato da contadini. Dall’orlo di questo precipizio abbiamo osservato la Quercia Castagnola, la più rappresentativa del fosso Piccitù, sulla quale si arrampica l’Hedera helix, che entra in competizione con essa. In seguito abbiamo fatto una piccola pausa, fermandoci a sedere nell’unica panchina della selva, mentre la nostra insegnante ci illustrava le caratteristiche della pseudoacacia.

Abbiamo proseguito la nostra visita scendendo nel cuore del fosso, la parte più profonda dove vi era poca presenza di luce, a causa della fitta vegetazione sempre più rigogliosa. L’aria era ancora più umida e il terreno ancora bagnato per le precedenti piogge. Qui c’è stata, per noi, la parte più divertente che ci ha coinvolto tutti perché il terreno era molto scivoloso e ripido tanto da farci perdere l’equilibrio e nel peggiore dei casi da farci rimanere “impantanati” nel fango; in più, oltre alle fastidiosissime zanzare che avevano “terrorizzato” alcuni nostri compagni, ci si aggiungevano anche le “amichevoli ortiche” che, in certi tratti erano più alte di alcuni di noi. Ma nonostante questo la nostra visita è sambucoproseguita con l’osservazione della successiva pianta, il Sambuco. Questa specie si trova soprattutto lungo le siepi e nei boschi. Le foglie sono opposte, ovato-lanceolate ed emanano un odore sgradevole se stropicciate, mentre i frutti sono piccole bacche rosse e molto odorose. Successivamente abbiamo dovuto affrontare un inghippo apparso sul nostro sentiero: un albero caduto bloccava il passaggio ma non ci siamo fatti spaventare e con determinazione e aiuto reciproco abbiamo superato l’ostacolo. La visita stava per giungere al termine, infatti dopo aver percorso le ultime decine di metri, siamo giunti alla nostra tappa finale: il bosco di Ailanto. Questa piante è importata, infatti è originaria della Cina ed è infestante così come la pseudoacacia. Possiede un fusto eretto e molto ramificato con una corteccia sui toni del grigio. In seguito abbiamo percorso una piccola salita che ci ha portati sul versante nord del fosso, opposto al punto della nostra partenza. Ci trovavamo di fronte ai giardini pubblici. Qui ci attendeva lo scuolabus con cui abbiamo fatto ritorno a scuola.

Questa visita è stata istruttiva e a nostro parere anche molto divertente.

Il fosso racchiude un’ampia varietà di specie, sia vegetali che animali, ma si potrebbe curare di più l’aspetto “estetico” cercando di monitorare la crescita delle piante ed i rifiuti che attualmente sono sparsi per tutto il territorio del fosso. Un altro aspetto da curare sarebbe quello riguardante l’odore poco piacevole, poiché il fosso si trova sopra le fogne della nostra città.

In conclusione però, la visita è stata piacevole e rilassante poiché non ci sembrava proprio di essere nel centro della nostra Jesi.

Se volete conoscere più a fondo le specie vegetali che vivono nel fosso Piccitù, vi invitiamo a cliccare sul seguente link:

https://drive.google.com/file/d/0B0uuP8rQVaRCbVdoZklPTkNuYUU/view?usp=sarin

Troverete tutte le schede botaniche realizzate dagli alunni dell’I.I.S. “G. Galilei”.

 Melisa Ioana Capota e Letizia Carbonari  (Classe 3 A)