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Dal 30 novembre all’11 dicembre 195 paesi del mondo hanno discusso di un nuovo accordo per ridurre le emissioni, in modo da rallentare ulteriormente il riscaldamento globale. L’obbiettivo principale è quello di limitare il riscaldamento globale a 2 gradi centigradi. Benché alcuni danni siano ormai in corso, si può ancora agire per cercare di ridurre i rischi e gli effetti derivanti dai cambiamenti climatici come il crescente numero di alluvioni, siccità, inaridimento di zone fertili, scioglimento dei ghiacci e innalzamento del livello del mare con la conseguente cancellazione di isole e città costiere. Ma tutto ciò finirebbe anche per aggravare ulteriormente il problema delle migrazioni delle popolazioni in fuga a causa del degrado ambientale e dei devastanti eventi climatici. L’accordo è stato sofferto, ma alla fine c’è stato. La mattina del 12 dicembre si è giunti ad un testo condiviso e il Presidente della Conferenza Laurent Fabius ha decretato il primo accordo sul clima su scala planetaria.

Sono trascorsi 23 anni dall’Earth Summit di Rio de Janeiro e 21 conferenze mondiali, ma adesso l’intesa sottoscritta dalle 195 delegazioni c’è e per entrare in vigore deve solo essere firmata o ratificata da almeno 55 paesi responsabili di almeno il 55% delle emissioni.

I punti fondamentali. Questi i cardini della bozza finale: contenimento della temperatura “ben al di sotto dei 2 gradi” rispetto all’era preindustriale, sforzandosi di non superare 1,5°C; fondo annuo di 100 miliardi di dollari che a partire dal 2021 i paesi industrializzati si impegnano a versare ai paesi in via di sviluppo per il passaggio alle tecnologie verdi; revisione ogni 5 anni dei tagli alle emissioni nocive.

Già alla vigilia della conferenza Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon aveva manifestato il proprio ottimismo, dichiarando che “il cambiamento climatico non conosce confini”, mentre si diceva “convinto che i leader del mondo” avrebbero adottato “un patto ambizioso e universale” a difesa del pianeta.

Quali le reazioni delle organizzazioni non governative sul vertice di Parigi?

Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia ha detto: “Abbiamo fatto progressi, ma il lavoro non è ancora ultimato. […] Abbiamo bisogno di garantire che nuove iniziative vengano messe in atto dai governi, dalle città, dalle aziende e dai cittadini in collaborazione tra loro, perché il taglio delle emissioni sia ancora più radicale, per sostenere la transizione energetica nelle economie in via di sviluppo e per proteggere i più poveri e vulnerabili”.

Sul sito di Greenpeace si legge che “l’accordo sul clima raggiunto durante la #COP21 è un punto di svolta, ma non basta e contiene una grande ingiustizia: trascura i popoli più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici, mentre le nazioni che più hanno contribuito al riscaldamento globale promettono miseri aiuti a chi già oggi rischia di perdere la vita e i mezzi di sostentamento a causa dei mutamenti del clima”.

Speriamo che le decisioni prese vengano rispettate in modo da garantire un futuro migliore per le prossime generazioni e, soprattutto, migliorare le condizioni climatiche del nostro Pianeta ed ognuno nel suo piccolo dovrebbe cercare di fare il massimo per mantenerlo pulito.

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Stella, Ylenia, Andrea Gabriele