Ogni anno il nostro Istituto Comprensivo organizza incontri per la continuità didattica tra scuola primaria e secondaria e per due anni consecutivi l’argomento trattato è stato la biodiversità delle piante. L’anno scorso i bambini di quinta elementare hanno scoperto le piante del giardino della scuola media Federico II, guidati dai nostri compagni che ora frequentano la classe seconda. Quest’anno, invece, noi di prima media abbiamo studiato le piante officinali, cioè quelle utilizzate per creare specialità farmaceutiche. Nei giorni 12, 13 e 14 aprile, presso l’aula magna della scuola Federico II, si sono realizzati gli incontri e la farmacista dott.ssa Stefania Calcatelli ha introdotto l’argomento, illustrando l’uso di queste piante nella storia. Alcune scoperte dimostrano che già l’uomo di Neanderthal faceva uso di erbe per curarsi. Il primo erbario medico della storia è del 3400 a.C. ed è attribuito all’imperatore leggendario cinese Sen Nung. Un altro erbario molto antico è quello descritto dal papiro egiziano di Ebers del 1500 a.C. Molte informazioni sull’uso delle erbe sono arrivate a noi grazie a medici e botanici greci e latini, come Teofrasto, Dioscoride e Plinio il Vecchio. La cura delle malattie tramite l’uso delle piante è detta fitoterapia. La droga vegetale è la parte della pianta (foglie, fiori, radice) che viene utilizzata per produrre medicine, in quanto contiene il fitocomplesso, cioè l’insieme delle sostanze attive contro un certo disturbo o malattia. Molte droghe vegetali vengono sminuzzate per fare decotti, infusi e tisane, possono essere ridotte in polvere per fare compresse e capsule, oppure in gocce, come gli estratti fluidi. Oggi, grazie alle conoscenze scientifiche, sappiamo quali sostanze e in quali quantità sono presenti in ciascuna pianta officinale. Molte attuali scoperte hanno solo confermato la validità dell’uso di alcune piante che gli antichi avevano già imparato ad utilizzare. La genziana, per esempio, viene ancora utilizzata oggi, come facevano già i Greci, gli Egizi e i Romani, per stimolare l’appetito e disinfettare i possibili vermi intestinali; la rosa canina, usata per la sua ricchezza in vitamina C e per il suo profumo, veniva usata già dai Greci, dagli Egizi e dagli Indiani; la liquirizia era presente già in molti erbari dell’antichità. continuità1Durante gli incontri per la continuità l’aula magna appariva come una officina farmaceutica. La stanza aveva sullo sfondo i nostri disegni delle piante, appesi sulle tende;  al centro erano presenti un tavolo con sopra delle scatolette di medicinali fitoterapici,  un mortaio,  due contenitori in ceramica come quelli che una volta servivano per conservare le droghe, alcune piante officinali (la senape e la malva, la fumaria e il sambuco).  C’erano anche tre fornellini elettrici con due becher e una beuta con dell’acqua che è stata portata ad ebollizione per fare l’infuso di menta e il decotto di liquirizia, che poi abbiamo tutti assaggiato. continuità2continuità3La differenza fra infuso e decotto è che l’infuso viene fatto con le foglie o altre parti molli della pianta, messe in acqua bollente a fuoco spento. invece il decotto viene preparato facendo bollire per alcuni minuti le parti dure della pianta, come, appunto, le radici di liquirizia.continuità5Infine c’era l’incapsulatrice, con la quale abbiamo preparato le capsule di zenzero, dopo aver mescolato nel mortaio lo zenzero in polvere con un eccipiente. Terminato l’intervento della farmacista, noi ragazzi delle prime medie abbiamo relazionato ai ragazzi delle 5^ elementari le nostre ricerche sulle piante, anche con l’utilizzo di presentazioni Power point, spiegando loro le caratteristiche botaniche, l’ habitat, le proprietà e gli utilizzi, la storia e le eventuali leggende e curiosità. Per realizzare tali presentazioni abbiamo utilizzato sfondi particolari, effetti di transizione da una diapositiva all’altra ed effetti sonori di sottofondo. Non è stato molto difficile anche se per alcuni è stata la prima volta. In generale, I nostril lavori al computer sono venuti molto bene e anche le professoresse sono state soddisfatte. Le piante che sono state descritte non sono state scelte a caso. continuità8Infatti esse sono tra quelle illustrate nell’antico erbario del 1500 del medico botanico Castore Durante, conservato nella biblioteca comunale Planettiana di Jesi. Ma le stesse piante compaiono anche nell’elenco delle ceramiche della farmacia del ‘700 del vecchio ospedale di Jesi, conservate presso la pinacoteca. Tra le piante studiate dalla 1^ A c’era l’Angelica sylvestris, della quale Castore Durante dice nel suo erbario:

“La radice masticata e messa nella concavità dei denti vi mitiga il dolore e fa così buon fiato, ch’occulta l’odor dell’aglio, e il puzzo della bocca; giova la sua acqua all’orecchie mettendovela dentro, e alle caligini de gli occhi; giova alle profonde ferite, purgandole e incarnandole, e così fa il succo e la polvere.”

Tra le piante studiate dalla I^ B c’era il Melilotus officinalis del quale Castore Durante dice:

“Mollifica tutte le infiammaggioni e massime quelle de gli occhi, dei luoghi naturali delle donne e del sedere, quando si cuoce nella sapa e applicasi in modo d’impiastro”

Infine tra le piante della I^ C c’era la Tussilago farfara:

l’acqua lambiccata da questa pianta mitiga tutte le infiammaggioni del fegato, dello stomaco e del polmone e caccia via le febri ardenti e questo opera più valorosamente se nel distillarla vi si aggiungono fiori di sambuco.”

Questa esperienza è stata per noi alunni davvero unica ed indimenticabile in quanto per la prima volta abbiamo relazionato in pubblico con tanto di microfono e slides, dinanzi ad insegnanti, alunni sconosciuti e in presenza di una esperta. Ci siamo messi davvero alla prova non soltanto preparando i Power point, ricercando notizie sulle piante e studiandole, ma anche perché siamo riusciti, chi più chi meno, a controllare l’emozione che sentivamo per la preoccupazione di dire qualcosa di sbagliato o di fare una brutta figura, cosa che causava un “tozzo” in gola che rendeva difficile parlare e faceva la voce molto tremante. Ma vedere le facce dei bambini che si interessavano all’argomento è stata una delle soddisfazioni del parlare in pubblico.

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Sara (1 A), Valerio (1B), Serena (1C).