L’ippoterapia, detta terapia con il mezzo del cavallo, è l’insieme di tecniche mediche che utilizzano il cavallo per migliorare lo stato di salute di un soggetto umano. In Italia, l’ippoterapia è stata introdotta negli anni settanta da Daniela Nicolas-Citterio, psicologa e medico francese, che ha fornito un notevole impulso alla diffusione e al corretto uso della pratica anche attraverso l’Associazione Nazionale Italiana per la Riabilitazione Equestre. L’ippoterapia consiste nell’ottenere miglioramenti funzionali, psichici e motori attraverso l’uso degli stimoli che si realizzano nell’interazione uomo-cavallo. Essa viene applicata in alcuni casi di disabilità, di autismo o in presenza della sindrome di Down, ma anche nelle patologie conseguenti a infortuni stradali e sul lavoro. I luoghi destinati a questo tipo di cura possono essere spazi chiusi come il maneggio coperto e la scuderia , aperti come il campo recintato o il tondino.
I percorsi di riabilitazione equestre possono essere suddivisi in 2 fasi: una preparatoria ed una di vera e propria ippoterapia. Nella prima fase gli utenti sono preparati attraverso attività di fisioterapia durante la quale si stabiliscono anche alcune regole di base riguardo al comportamento da tenere all’ interno del maneggio. Nella seconda fase, invece, è previsto un primo livello di “maternage”, ovvero di conoscenza dell’animale, comprese cura, abbeveraggio, pulizia, ecc. Dopo aver preso confidenza con il cavallo e migliorato la propria preparazione fisica, il paziente può finalmente salire in sella con l’istruttore; solo in seguito potrà farlo da solo, con l’istruttore che lo guida da terra. Verranno successivamente svolti esercizi di monta e scesa da cavallo, postura, andatura, etc…
Secondo me l’ippoterapia è una cura speciale, perché non fa uso di medicinali per guarire le persone disabili; l’ingrediente segreto è il rapporto, ovvero l’amicizia che sviluppano con un animale libero, sereno, coraggioso che capisce il tuo stato d’animo solo con una carezza: il cavallo.
Ylenia
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