imm2Nell’anno scolastico appena trascorso ho lavorato presso l’Istituto Comprensivo Federico II di Jesi: è stata una mia scelta.  L’ho scelta tra altre scuole che avevo a disposizione, un po’per la vicinanza ad alcune conoscenze, un po’ per il suo nome, quel Federico II grande imperatore del medioevo, esempio massimo di tolleranza e apertura verso altre culture.

Ho sempre pensato che questa scuola avesse un compito importante e gravoso, più di tante altre presenti nel territorio: accogliere e rendere “italiane” tante famiglie di stranieri provenienti da svariati paesi extracomunitari. Ho incontrato ragazzi bengalesi, dominicani, cinesi, tunisini, marocchini, mediorientali di varie etnie e questo mi ha permesso di confrontarmi non solo con le loro culture diverse, ma soprattutto di fare i conti con la mia.

Durante quest’anno, oltre a lavorare come docente di lettere, ho seguito come tutor un corso di lingua italiana per ragazzi stranieri, direi un progetto obbligato per una scuola così variegata nell’utenza, ma c’è stata anche l’attivazione di un corso di lingua italiana per le mamme dei nostri studenti, anzi, per le donne straniere che vivono a Jesi. Questo corso è stato organizzato dalla Casa delle Culture, associazione ben radicata nel territorio e questa volta l’Istituto Federico II ha collaborato mettendo a disposizione i suoi locali e attivandosi nel far conoscere alle mamme degli studenti questa opportunità.Il corso si è svolto da marzo fino al termine delle attività scolastiche e, oltre a dare le basi minime per acquisire dimestichezza con l’italiano, ha fornito alle donne che vi hanno partecipato anche la conoscenza degli ambulatori, degli uffici comunali o delle associazioni che si occupano della tutela delle famiglie e delle donne in particolare. E’ sempre difficile cambiare città, lasciare ciò che ti è familiare anche se sei italiano (e parlo per esperienza), figuriamoci quando il tuo Paese d’origine è a migliaia di chilometri di distanza dalla tua nuova casa. Per questo l’attivazione di corsi come questo è importante, per questo è stato importante che vi abbia partecipato una scuola come la Federico II, perché nel nome del personaggio a cui è intitolata c’è tutto il senso delle sue attività, così da rendere “l’accoglienza” e “l’inclusione” non soltanto due parole con cui riempire i documenti dei progetti ministeriali, ma farle diventare delle reali attività che permettano alle famiglie di sentirsi meno spaesate e alla scuola di svolgere uno tra i più importanti compiti a cui è chiamata: creare una cittadinanza consapevole dei suoi diritti e dei suoi doveri, perché solo così la realtà che ci circonda può diventare migliore per tutti.

                Prof.ssa Grazia Noia