teseiVenerdì 13 Marzo 2015, noi ragazzi delle classi terze ci siamo recati in Aula Magna per ascoltare la testimonianza di Alessandro Tesei, un giovane regista di Jesi che si è recato di persona a Fukushima, in Giapppone, per documentare gli effetti del disastro seguito all’esplosione di parte di una centrale nucleare. Il disastro di Fukushima, avvenuto l’11 marzo 2011 in Giappone, venne classificato dall’AIEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica) come evento di grado 7, valore massimo della scala di misurazione. Livello confrontabile, per intensità e pericolosità, soltanto a quello avvenuto nel 1986 in Ucraina (all’epoca dei fatti facente parte dell’Unione Sovietica).  I dati sulle perdite umane provocate dal terremoto e maremoto e dall’ esplosione di questa centrale sono controversi ma comunque pesanti, soprattutto se la stima viene estesa alle persone che si sono ammalate e sono decedute nel tempo successivo al disastro.” Le unità di misura per rilevare la contaminazione sono il Becquerel (radioattività nei materiali) e il Sievert (radioattività negli ambienti). Possiamo distinguere tre tipi di particelle nucleari:

ALFA: formate da nuclei di elio, molto dannose, con pericolosità in aumento con l’avvicinarsi al terreno, possono essere fermate da fogli di carta;radiazioni

BETA: non troppo pericolose, vengono fermate da fogli di alluminio;

GAMMA: formate da particelle simili a raggi x, che possono provocare malattie molto gravi, come il cancro.

Possono essere respinte da protezioni di piombo, come quelle che si usano in ambito medico per fare le TAC, altrimenti entrano nei tessuti e li danneggiano. Due associazioni hanno idee contrapposte riguardo questo argomento: l’AIEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica), favorevole alla produzione di energia nucleare prodotta nei reattori, e l’ONS (Organizzazione nazionale per la sanità e la salute): contro l’energia atomica, perché causa numeri enormi di malattie e decessi. Molte altre associazioni inviano soldi e si mobilitano per porre fine al pericolo che la centrale di Fukushima costituisce ancora e per far sì che il nucleare venga abolito.  Alessandro Tesei, oltre a documentare la desolazione di tante vite spezzate, ci ha anche raccontato la sua personale avventura: ci ha spiegato che è stata la sua incontenibile curiosità a spingerlo a partire (nonostante il disastro fosse accaduto in una terra lontana) e che la sua unica paura era quella di ammalarsi (per fortuna, però, è andato tutto bene). Ci ha descritto ciò che faceva a Fukushima  insieme ad altri che erano partiti con lui: si avvicinava il più possibile alla centrale e misurava il numero delle radiazioni, che variavano di ora in ora, con il contatore Geiger, protetto da tute speciali. Ci ha anche raccontato del profondo sentimento di tristezza e desolazione che a lui trasmettevano gli animali feriti, malati e abbandonati lungo le strade. Ci ha riferito che per lui è stata un’avventura molto importante, sia perché ha scoperto molte cose nuove, ma anche perché gli è servita per riflettere sulle responsabilità dell’uomo nei confronti del mondo in cui vive, e che questo suo lavoro continuerà, anche perchè i suoi lavori hanno avuto grandi riconoscimenti internazionali. Secondo me, però, la cosa più terribile è che, nonostante tutto, in Giappone, come anche in altre parti del mondo, anche molto esposte al rischio sismico, si continui ad utilizzare l’energia nucleare, che porta l’intero paese sempre sull’orlo del baratro. Questi disastri sembrano non aver insegnato nulla a molti! L’incontro con Alessandro è stata un’ottima occasione per ascoltare l’esperienza professionale di un ragazzo coraggioso che è riuscito con impegno e talento a realizzare i suoi sogni. Ci ha fatto riflettere su questioni veramente molto importanti.

Maria Vittoria Gambelli